Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

La festa dell'insignificanza

Kundera è il mio autore al di sopra di ogni commento. Però è vero che non sempre si possono scrivere capolavori... Conviene aspettare, come faceva De André, l'ispirazione e con pazienza limare e cesellare, fino a che non si raggiunge la chiusura del cerchio? Oppure cedere alle pressioni editoriali e lasciarsi sedurre da uno scritto mediocre? Sembra che Milan Kundera, senza nulla togliere alla sua levatura e all'alto valore simbolico, storico e filosofico dei suoi scritti, si sia lasciato convincere dalla seconda opzione. Così abbiamo un libro agile, annoiato, nostalgico, che allude soltanto al turbamento profondo di un trauma insolvibile, senza scavare a fondo, senza addolorarsi davvero per tanto dolore patito. Forse alla venerabile età di 85 anni anche uno scrittore geniale può essere stanco, artisticamente stanco. Sembra che l'editore gli abbia detto "buona la prima" e lui si sia fermato lì, ad una scrittura appena abbozzata. Peccato, perché questo libro aveva in sé delle grandi potenzialità, quelle legate alla Storia, alle storture del potere, alla nascita, alla morte mancata, alla voglia di redenzione, al dubbio e alla soluzione della vita. Sofferenti creature si trasformano in maschere pur di sfuggire alla miseria di un'identità banale, di una vita sempre uguale. Grandi uomini della Storia si infuriano per la pochezza dei propri collaboratori. Stanchi sguardi dal basso verso l'alto conducono il lettore verso una speranza di cielo che, forse, anche secondo Kundera, arriverà.

Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti: