Sui pedali tra i filari: è la terra che parla

Appena finito di leggere, Sui pedali tra i filari ti lascia un gusto nostalgico in bocca, come quando si conclude un viaggio intenso, dissonante con la quotidianità, e ti ritrovi estraniato in casa tua. Non è un romanzo, non è una raccolta di racconti, non è un saggio e non è un reportage. È uno spaccato di vita quotidiana, a più riprese, che ti accompagna “fisicamente” ad arrampicarti sulle curve delle colline toscane. Che viste da lontano si chiamano dolci, ma se ti ci ritrovi sopra con la bici le chiameresti spesso amare. Emiliano Gucci si lascia andare ad una narrazione autobiografica, di taglio ora giornalistico ora narrativo. Quello che più mi ha affascinato di questo libro intergenere, è la minuziosità della descrizione: dei luoghi, della fatica fisica, della bellezza che riempie gli occhi, dell’empatia con le persone intervistate, dei sapori, della determinazione. Vino, letteratura e ciclismo: ogni aspetto toccato è stato scandagliato fin nel più sfuggevole dettaglio, tanto che mi è venuta una gran voglia di vedere Radda in Chianti, Gaiole in Chianti e Panzano. Ho dovuto chiudere gli occhi e assaporare fittiziamente il gusto del vino biodinamico descritto. Infine, pur ammettendo che io e le attività fisiche non siamo compatibili, ho riconosciuto l’amore dell’autore per le biciclette, e quando una passione è sincera le parole per trasmetterla sono travolgenti. Mi è sembrato di vedere gli occhi delle persone incontrate, mi è sembrato di intuire perfino il loro umore. Era come essere lì.

Sui pedali tra i filari è insomma un libro che ti porta con sé, tra le zolle e i viticci, nel sole impietoso che fa cuocere la strada, nella geometria sublime di un Chianti da bere. Un libro da leggere per conoscere la ricchezza che ci vive accanto e raramente riconosciamo come tale, per esplorare la terra e farne radice della nostra esperienza.